Amare. Ridere.
Amare. Ridere.
Due verbi molto belli. Intensi. Travolgenti. Amare, inesauribile esperienza tanto ricca di emozioni. Ridere, indefinibile espressione di umanità gioiosa.
Io amo, Tu ami… Io rido, Tu ridi e diventiamo noi stessi. Sì, vogliamo amare. Vogliamo ridere. Immergerci nella libertà che innalza il cuore alle vette della divinità.
Perché Amore era un dio. E veniva rappresentato sotto forma di fanciullo nato da Venere, dea della bellezza.
Amare. Amore. Mi è stato detto che per risalire al loro significato bisogna scomodare il sanscrito dove kama è parola che dice desiderio, passione, attrazione. Lo stesso vale il verbo amare che lo si riconduce alla radice indoeuropea ka da cui (c)amare, ovvero desiderare in maniera viscerale, in modo integrale, totale.
Nella mia ricerca in questo mondo affascinante dell’animo umano ho trovato anche un’altra interpretazione etimologica della parola amore: questa ricondurrebbe il termine al verbo greco mao, ossia desidero. Da qui poi il latino amor da amare,verbo che indica un’attrazione esteriore, viscerale (addirittura quasi animalesca). Per indicare invece un’attrazione molto diversa, mentale, razionale e spirituale veniva usato il verbo diligere, cioè scegliere, desiderare come risultato di una riflessione.
E non finisce qui. Per quanto meno probabile, non si può ignorare un’altra interpretazione etimologica della parola amore: è comunque curioso ed interessante individuare nel latino a-mors, ossia senza morte, l’origine del termine. Quasi a sottolineare l’intensità senza fine di questo potentissimo sentimento. Potremmo dire il sentimento per eccellenza.
E Ridere?
Un’attrazione viscerale verso la voglia di star bene.
Il desiderio vibrante di un sentimento intenso.
Una passione totale per la vita.
Un momento di immortalità.
Amare. Ridere.
Lasciamoci attrarre.
Anche travolgere, perché no?
Paura? E cosa potrebbe succedere di tanto terribile?
Osa amare.
Osa ridere.
Ti abbraccio.