Desiderio e Obiettivo: un bel binomio!

       La domanda che alcuni si pongono è: “Che cos’è un desiderio e come possiamo cambiarlo in un obiettivo?

       Verrebbe da sorridere e dire: “Chi lo sa?”.  Andando a tentoni si scopre innanzitutto che l’origine della parola desiderio è una delle più belle e affascinanti che si possa incontrare. Esplorando la sua etimologia si trova che questo termine deriva dal latino e risulta composto dalla preposizione de- che in latino ha sempre un’accezione negativa e dal termine sidus che significa, letteralmente, stella.

        Stando così le cose, desiderare significa, quindi, in senso letterale, “mancanza di stelle”, nel senso di “avvertire la mancanza delle stelle”: come a dire che non si può contare su buoni presagi, su buoni auspici. Ne viene che, quindi, allargando un po’  il significato, questo verbo ha assunto anche l’accezione corrente, intesa come percezione di una mancanza e, di conseguenza, come sentimento di ricerca appassionata.

        Quando invece parliamo di obiettivo e dell’origine del termine, inteso sia come sostantivo, sia come aggettivo, dobbiamo ricondurci al verbo latino objicere, composto dalla preposizione ob-, davanti e dal verbo jacere, gettare, e in particolare al suo participio perfetto objectumda cui deriva anche oggetto.

        Possiamo dire perciò, che se stiamo parlando di un particolare scopo o di una persona equilibrata nei giudizi  oppure ancora del dispositivo delle macchine fotografiche che permette di catturare la luce, stiamo semplicemente individuando qualcosa che “è posta davanti”.

        Il quadro così tratteggiato mostra che da un lato, quindi, abbiamo un sentimento (desiderio) dall’altra un… oggetto che sta davanti (obiettivo). Sono faccia a faccia due titani: il sentimento intenso che spinge a cercare il possesso, il conseguimento o l’attuazione di quanto possa appagare un nostro bisogno fisico (economico) o spirituale di fronte allo scopo che ci prefiggiamo per la realizzazione della nostra vita. Certo, ci sono obiettivi a breve termine – spiccioli,  per così dire – ma non scordiamo che lo scopo è il settimo e più elevato dei livelli logici, il motivo/missione del nostro essere a questo mondo.

          C’è chi si chiede a questo punto: “Come possiamo trasformare un desiderio in un obiettivo?”.

          Personalmente mi domando se dobbiamo proprio farla questa trasformazione e quale vantaggio ci dà. In fondo si tratta della gigantomachia in cui l’umanità è coinvolta da sempre o quasi: far diventare razionale un’emozione.

           Fai le tue scelte. Guardare le stelle o guardare avanti? Guardare ovunque? Fai quello che ti pare abbia un senso per te. E preoccupati più della tua coscienza che della tua reputazione. Alla fine ciò che conta è essere felici … a prescindere.

            Quanto a me, amo Pascal da sempre: Il cuore ha le sue ragione che la ragione non conosce.

            Un abbraccio,

            Mauro Turrini