Coltivare il talento
Coltivare il talento! Ma come farlo? Come riconoscere e coltivare il talento? Vediamo
Talento. Qualcosa di pesante. E di valore. Era in origine un’unità di misura greca: 20,26 kg di argento. Era così chiamata anche un moneta, diventata famosa fino ai giorni nostri per la parabola evangelica, quella appunto dei talenti.
Valore, dunque. Quello riconosciuto in una dote particolare, in una propensione speciale a qualcosa. Si può parlare anche di capacità messa in atto in una determinata attività o settore, e, a così elevato livello, da trovarsi sulla soglia della genialità. Ci è certamente capitato di sentire parlare di una persona che ha talento e provare ammirazione.
Stiamo parlando di doti innate, un dono di natura, oppure il talento si può imparare? Tu che ne pensi? So che ci sono opinioni molto diverse al riguardo e io esprimo sommessamente la mia, sapendo che le persone capaci di eccellenze, in qualsivoglia ambito dello scibile, vanno guardate innanzitutto con un senso di gratitudine. Il loro esserci è una conferma di quanto meraviglioso sia l’Essere Umano e il suo mondo. Malgrado non manchino le notizie quotidiane a insinuarci il dubbio atroce che le cose belle siano un’illusione. Continuo a protendere per convinzione di vivere in un Universo benevolo.
Un tempo si diceva che la pianta si riconosce dai suoi frutti, metafora che esprimeva quel concetto che in filosofia si travasava nella bella espressione: agere sequitur esse che, liberamente tradotta, suona che l’azione di ogni ente dipende dalla natura dell’ente. Oggi è sventagliata come una verità da inculcare a chi partecipa ai corsi di formazione, ma, in modo educativamente più elevato, si tratta di acquisire quell’atteggiamento mentale che pone nell’attenta osservazione dei comportamenti il criterio di riconoscimento del valore di chi li compie. Sì, le azioni sono la manifestazione diretta delle qualità di chi le esegue. Insomma, i geni, compiranno azioni geniali.
Allora coraggio, guardiamo le azioni. Ammiriamo le opere e da esse comprendiamo quali doti svelano, quali capacità sottendono nel loro artefice. Ritengo importante curare il nostro spirito di osservazione affinché possiamo individuare esempi virtuosi da cui imparare. Qualunque sia l’ambito di cui ci occupiamo, dal professionale al sociale, dallo sportivo allo spirituale, la nostra crescita può trarre grande beneficio. Dall’osservazione può nascere il desiderio di imitare, exempla trahunt.
Alla nascita siamo trattati dalla vita tutti allo stesso modo quanto a doti? Dobbiamo altrimenti credere che la Vita fa differenze? Tutti allineati allo stesso nastro di partenza per il viaggio misterioso e impegnativo verso la realizzazione di noi stessi? Oppure il DNA ha qualcosa da dire al riguardo? Qualunque opinione tu abbia in merito, potrà forse essere arricchita da qualche considerazione sui alcuni presupposti che a me sono stati utili.
Innanzitutto mi ispira il grande Albert: “Ognuno è un genio. Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi lui passerà tutta la sua vita a credersi stupido”. E già questo amplia molto la nostra mente verso una comprensione più umana del talento. Non si tratterebbe di essere superdotati o di disporre di qualità uniche quanto piuttosto di esprimere quanto più possibile appieno la propria natura. Se poi, questa è collegata al proprio sogno e alla consapevolezza della propria identità, allora il passo verso il tuffo nell’autorealizzazione della propria missione nel mondo non esige più sforzi titanici.
Riflettendo su come coltivare il talento individuale, ho fatto mia una presupposizione che incoraggia l’entusiasmo: se una persona è in grado di fare una cosa, chiunque può imparare a farla. Certe cose a qualcuno sembrano riuscire con facilità mentre altri hanno bisogno di tempo e applicazione, ma si può copiare. E mi fa un piacere immenso che questa sia una possibilità ormai riconosciuta: mi dà energia per un sguardo sereno sulle nostre potenzialità di persone talentuose.
Se aggiungo poi una convinzione di fiducia incondizionata nella natura umana, ovvero che nessuno è difettoso o fatto male, scopro con sorpresa che apro le porte ad un’altra presupposizione: le persone funzionano alla perfezione.
Dunque, i talento sta nell’avere occhi per vedere più possibilità di scelta. Siamo al cuore della questione e ci possiamo tranquillamente fermare qui.
Riconosci sorridente che c’è certamente un ambito in cui sei un talento … dove batte il cuore del tuo sogno e dove provi grande passione. Ascoltati: dove senti la tua predisposizione per qualcosa? Non lasciarti dire che non sei portato. Decidi da te dove e come vuoi esprimere la tua natura. Se hai un grande perché nella realizzazione di qualcosa, troverai facile la strada per riuscirci. Easy.
Sempre il mio abbraccio,
Mauro Turrini