Ridente Natale!
E perché lo sia, immaginiamo qualcosa di nuovo. Proviamoci.
Sì, credo proprio sia venuto il momento di provare a smettere di fare gli auguri.

Spesso per noi sono una parola vuota. Lontana. Incomprensibile nel grande e sacro significato che aveva nella civiltà romana.
Pochi ormai oggi sanno che l’augurio era il responso dell’àugure, ovvero del sacerdote della Roma antica che aveva la funzione di interpretare la volontà degli dei osservando il volo degli uccelli, a partire dalla loro tipologia, dalla direzione del loro volo, dal fatto che volassero da soli o in gruppo e dal tipo di versi che emettevano. Insomma un personaggio dall’origine e dal profilo complessi che non interessano qui, perché ci basta sapere l’essenziale.

C’erano auguri privati e auguri pubblici. E niente si faceva senza un consulto del sacerdote àugure. La sua azione di interprete era sacra e – pensate – la sua insegna distintiva era un bastone ricurvo a forma di punto interrogativo. Si chiamava lituo.

Come funzionava il tutto? Pura osservazione degli uccelli… e interpretazione. Il compito dell’àugure era quello di trarre gli “auspici” dallo studio del volo, del comportamento e del verso degli uccelli per capire se gli dei approvavano o no l’agire umano sia nell’ambito pubblico che in quello privato, sia in pace che in guerra. (A proposito, per curiosità auspici deriva da aves specere, cioè “osservare gli uccelli”).

augure

Ma, attenzione, l’àugure non doveva predire quale fosse la cosa migliore da fare, ma solo se un qualcosa su cui si era già deciso incontrasse o meno l’approvazione divina.

E siamo arrivati al dunque: l’arte dei sacerdoti àuguri era chiamata appunto augùrio o auspìcio. Lo vediamo: si tratta di divinazione del futuro mediante il canto e il volo degli uccelli. E, in senso generale, l’augurio è un segno, un indizio o presagio di cose future.

Tra qualche giorno sarà Natale e comincerà la sagra degli auguri… Poi, con il Capodanno una seconda ondata di parole, nella maggior parte dei casi con scarso calore, certamente senza nulla a che fare con uccelli, sacerdoti e dei. Sarà, ancora una volta, un rito ripetuto e stantio. Tutto molto vago, auspicando per parenti, amici e conoscenti un futuro migliore del presente.
E allora? Si faccia naturalmente come si vuole o meglio si crede. Si sa, cambiare abitudini è complicato e fare quel chi si è sempre fatto costa meno.

Da parte mia, ho preso una decisione. Non farò più auguri di questo genere, anche se educatamente e cordialmente ringrazierò chi me li rivolgerà, apprezzando il moto di sincerità del cuore e non tanto le parole.

A Natale, come a Capodanno e in ogni altra occasione regala… una vibrazione!
Non ti sembri strana questa idea. Guarda le persone, sorridi loro e pensa per un attimo che “l’augurio” migliore che tu possa fare è lasciar partire da te un’onda di amorevole energia: dal tuo cuore al loro. Persone care, amici, tutti. Trasmetti energia con i tuoi occhi.

E quale energia è più avvolgente e meravigliosa di quella ridente?
Sì, proviamo a fare qualcosa di diverso.
Lasciamo stare gli auguri. Gli uccelli. Il futuro.

Aumentiamo il nostro livello vibrazionale!
Facciamolo ridendo.  Diffondiamo vibrazioni di Natale
E sarà stato per noi e per tutti il miglior Natale della nostra vita.